giovedì 25 novembre 2010

Vanitas vanitatum et omnia vanitas.


È necessario arrendersi all'idea che tutto sia effimero, primi fra tutti noi e con noi qualsiasi cosa siamo in grado di creare. Sto per arrendermi all'idea che i sentimenti siano il bene più deperibile di cui possiamo usufruire, specialmente se li condividiamo con altri.
È difficile.
È maledettamente difficile rendersi conto che si è arrivati alla deriva, che non è più il momento di cercare di arrancare, ma abbandonarsi alla corrente e vedere dove ci porterà.
Non so se sia proprio del nostro tempo, ma ho la sensazione che qualsiasi amore, supposto o reale, sarà costretto a cadere sotto i colpi dell'affermazione personale.
Mi sento una specie in via di estinzione.
Ci credo sul serio nel fatto che non importa cosa ne farò del mio futuro, quando credo che l'unica cosa che mi importa è avere al mio fianco una persona con la quale sarò in grado di superare tutto.
Lo so, sono pensieri di una banalità sconcertante, tuttavia sembrano essere in via di estinzione... ma io continuo a crederci.
Faccio pensieri banali perché sono una persona banale e sono pure contenta. Non ho bisogno di essere speciale; andare alla ricerca delle peculiarità ci rende così ridicoli!
Comunque l'importante è che non ho più paura... e forse dovrei zittire quel lontano eco nella testa.

sabato 14 agosto 2010

Quando un romanzo lo è più di altri.

Finalmente ho l'occasione di poterne parlare!
Fino a poco meno di un anno fa non conoscevo David Foster Wallace, poi un giorno il mio ragazzo lesse un articolo che  parlava di lui e ne rimase colpito, tanto da decidere di spendere gli ultimi soldi rimasti per comprare il suo monumentale "Infinite Jest".
Lì per lì non fui tanto interessata, l'unica cosa che feci fu verificare il numero di pagine ,1281 per la precisione, di cui, sempre per la precisione, un dieci per cento era costituito da una sezione finale (e infinita) di note.
Era fine agosto e il libro si installò come ospite fisso nella nostra stanza, viste le dimensioni poteva arrivare a considerarsi quasi un elemento di arredo! I giorni continuavano a passare io stavo sempre peggio, noi stavamo sempre peggio e il libro se ne stava immobile lì.
Novembre...lui esce da quella stanza per non dovervi fare più ritorno e le sue cose se ne vanno con lui, sono io ad averle riposte in una valigia; è stato in quel momento di assoluto panico e dolore incontrollabile che ho pensato: " Infinite Jest".
Non credo che avrei potuto leggerlo e sentirlo in un altro momento, è stato un percorso, un viaggio doloroso, ha scavato colpito a fondo tanto da farmi stare male anche fisicamente in certi momenti, in altri è stato quasi terapeutico, non mi sentivo sola anche se di fatto lo ero.
Questo è un modo per poter ringraziare, più o meno pubblicamente, DFW anche se non riesco a perdonargli di essersi tolto la vita.
Thanks and "Wave bye bye to the Bureaucrat".

venerdì 13 agosto 2010

Chissà poi perchè...



...perchè avvertire la necessità di comunicare all'esterno cose molto personali come i pensieri.
Mi sembra quasi un atto di presunzione sottoporre ad eventuali lettori il mio sentire e trovo ancora più presuntuosa l'idea che a qualcuno possa interessare. Rimane il fatto che spesso ho qualcosa da dire e questo mi sembra un modo interessante di farlo a tratti codardo forse...già, perchè è più facile ordinare i pensieri senza che nessuno abbia la capacità di controargomentarli sul momento. Questo blog è anche un modo per permettere alla sottoscritta di aprire un'uscita di servizio ad una parte di quelle energie che non hanno ancora trovato un obiettivo da raggiungere e che spesso finiscono per ammassarsi nella mente come la polvere sugli oggetti. Quindi benvenuta Sumire (o Sara).