sabato 14 agosto 2010

Quando un romanzo lo è più di altri.

Finalmente ho l'occasione di poterne parlare!
Fino a poco meno di un anno fa non conoscevo David Foster Wallace, poi un giorno il mio ragazzo lesse un articolo che  parlava di lui e ne rimase colpito, tanto da decidere di spendere gli ultimi soldi rimasti per comprare il suo monumentale "Infinite Jest".
Lì per lì non fui tanto interessata, l'unica cosa che feci fu verificare il numero di pagine ,1281 per la precisione, di cui, sempre per la precisione, un dieci per cento era costituito da una sezione finale (e infinita) di note.
Era fine agosto e il libro si installò come ospite fisso nella nostra stanza, viste le dimensioni poteva arrivare a considerarsi quasi un elemento di arredo! I giorni continuavano a passare io stavo sempre peggio, noi stavamo sempre peggio e il libro se ne stava immobile lì.
Novembre...lui esce da quella stanza per non dovervi fare più ritorno e le sue cose se ne vanno con lui, sono io ad averle riposte in una valigia; è stato in quel momento di assoluto panico e dolore incontrollabile che ho pensato: " Infinite Jest".
Non credo che avrei potuto leggerlo e sentirlo in un altro momento, è stato un percorso, un viaggio doloroso, ha scavato colpito a fondo tanto da farmi stare male anche fisicamente in certi momenti, in altri è stato quasi terapeutico, non mi sentivo sola anche se di fatto lo ero.
Questo è un modo per poter ringraziare, più o meno pubblicamente, DFW anche se non riesco a perdonargli di essersi tolto la vita.
Thanks and "Wave bye bye to the Bureaucrat".

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